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Raducanu sull’uso di sostanze proibite nel tennis: “Siamo tutti sulla stessa barca” – dichiarazioni dopo i casi Swiatek e Sinner a Parigi

La comunità tennistica vive un clima di apprensione per la contaminazione da sostanze proibite, con atleti come Emma Raducanu che esprimono preoccupazioni riguardo ai rischi e ai costi dei test.
Giuseppe Bianchi 8 Dicembre 2024

Raducanu sull'uso di sostanze proibite nel tennis: "Siamo tutti sulla stessa barca" - dichiarazioni dopo i casi Swiatek e Sinner a Parigi - (Credit: www.livetennis.it)

Nel mondo del tennis professionistico, il tema della contaminazione da sostanze proibite sta creando allerta tra gli atleti. Dopo gli episodi recenti che hanno coinvolto i tennisti Jannik Sinner e Iga Swiatek, il timore di diventare vittima di un caso simile è aumentato. Emma Raducanu ha condiviso le sue preoccupazioni durante un incontro con i giornalisti, rivelando una situazione di stress e paura che oggi caratterizza la comunità tennistica. I controlli antidoping, infatti, riescono a individuare anche tracce minime di sostanze illecite, complicando ulteriormente le cose per chi si ritrova, involontariamente, a dover affrontare situazioni di rischio.

Il clima di apprensione tra i tennisti

Emma Raducanu, giovane talento britannico e vincitrice agli US Open, ha detto chiaramente che la preoccupazione tra i tennisti è una realtà. Secondo la sua testimonianza, molti colleghi condividono questo stato d’animo: “Dopo i casi di Sinner e Swiatek, io e molti altri giocatori ci sentiamo estremamente apprensivi” ha dichiarato Raducanu. Questa situazione non è solo una mera questione di prestazione sportiva, ma tocca anche aspetti della vita quotidiana degli atleti. Sanno infatti che una contaminazione accidentale può avvenire anche attraverso integratori e alimenti che normalmente si considerano innocui.

La preoccupazione è acuita dall’ignoranza riguardo alle modalità con cui può verificarsi una contaminazione. In un contesto in cui le sostanze dopanti possono essere talvolta presenti in prodotti da banco, la consapevolezza dei tennisti deve aumentare. Raducanu ha fatto luce anche sulla mancanza di chiarezza, affermando quanto possa essere difficile tracciare l’origine di tali sostanze. Gli atleti si trovano quindi di fronte a una situazione complessa che richiede un’attenzione maniacale a ciò che assumono.

Gli ostacoli economici dei test privati

La questione della contaminazione si approfondisce ulteriormente considerando i costi legati ai test privati degli integratori. Un atleta può decidere di far testare un prodotto in modo indipendente, ma il prezzo può rivelarsi elevato. Raducanu ha menzionato che soltanto per testare in batch un prodotto, il costo può superare le 1.000 sterline, cifra che non tutti gli atleti sono in grado di sostenere, soprattutto per sostanze di cui si ha una necessità urgente. Il rischio è di dover rinunciare a integratori utili, riducendo il già complesso quadro nutrizionale di un atleta in preparazione per competizioni importanti.

La scelta di non assumere determinati integratori può sembrare prudente, ma per molti atleti comporta una riduzione delle opzioni nutrizionali. Ciò si traduce in una limitazione che potrebbe influenzare il rendimento. Per alcuni tennisti, questa realtà si presenta come una vera e propria battaglia tra il desiderio di una preparazione ottimale e la necessità di evitare qualsiasi rischio di contaminazione.

Un’attenzione maggiore nella quotidianità degli sportivi

Per affrontare il problema della contaminazione, Emma Raducanu suggerisce che gli atleti debbano adottare massime precauzioni in tutti gli aspetti della loro vita quotidiana. “Si cerca di stare molto attenti a cosa beve e a cosa mangia,” ha dichiarato l’atleta. La situazione è talmente seria che anche piccole disattenzioni, come lasciare una bottiglia d’acqua incustodita, possono suscitare ansia. Gli atleti devono pertanto sviluppare una sorta di paranoia sana, ma necessaria, riguardo a ciò che consumano.

La sensazione di vulnerabilità è comune e Raducanu ha sottolineato che tutti i giocatori vivono questa pressione. La questione della contaminazione non è solo un problema individuale, ma un fattore di stress collettivo in un ambiente competitivo già di per sé ad alta tensione. La comunità tennistica è ben consapevole che restare sulla “stessa barca” significa non solo confrontarsi con le sfide sul campo ma anche affrontare le insidie legate alla salute e alla sicurezza alimentare. In questo clima d’incertezza, è fondamentale che la trasparenza e la comunicazione all’interno del settore aumentino, così da garantire un ambiente più sicuro per tutti gli atleti.

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